Castello Destino
Il primo istinto del Dottor Destino è di attaccare. Un impostore che dice di essere la sua incarnazione futura, proveniente dall’anno 2099, non solo si è rivelato essere il mandante di Vendetta ma ha anche preso il controllo delle difese del castello.
-Devo concedere che le tue capacità strategiche sono quasi all’altezza delle mie, impostore.
-Non hai a che fare con l’ennesimo avventuriere da salotto, Destino. Hai di fronte te stesso.
-Può darsi. Ma nemmeno Destino stesso commetterebbe mai l’errore di sottovalutare Destino.
Il Dottor Destino scatena una raffica energetica contro la propria controparte, che non muove un muscolo: resta a braccia incrociate, in segno di sfida, mentre la sua armatura assorbe il colpo.
-Sei tu a sottovalutare quanto sia avanzata la tecnologia del 2099 rispetto a quella a cui sei abituato. Un errore che ho commesso quando sono arrivato nel futuro. E Destino non ripete gli errori.
-Ti sbagli. Destino non commette errori. Scoprirai che la tua armatura sta rapidamente perdendo-
L’invasore del futuro risponde con un colpo concussivo, cinquanta volte più potente di quello che Destino progettava di scatenargli contro. L’armatura del presente regge a malapena, cosa resa ben visibile dalle numerose scintille che emana dalle giunture.
-Non riesco a credere di essere stato così prevedibile – commenta il Destino del 2099.
-Tu...OSI...colpire il Dottor-
-Parli troppo – lo redarguisce l’io futuro, emettendo una scarica neurale che immerge il Dottor Destino in un dolore lancinante.
DOOMFALL
Parte 2 di 3
#11 – Padrone
del mio destino
Lancer riprende i sensi tra le macerie, scrollandosi di dosso il muro che le è crollato in testa.
-Ouch. Questo lascerà il segno. Aggiornamento tattico.
-SERVIZIO NON DISPONIBILE. SI PREGA DI RIPROVARE PIU’ TARDI – risponde una voce elettronica nella sua testa.
-Perfetto. Dov’è Destino? Devo parlare con lui.
-TUTTE LE COMUNICAZIONI SONO SOSPESE PER ORDINE REALE. RESTATE CALMI ED OBBEDITE.
-Non fa niente, lo troverò io: basta seguire la scia di distruzione.
Lancer procede nella sua ricerca, calpestando mattoni vecchi di secoli e tecnologia che sarà inventata tra decenni in linee temporali parallele. La cosa che la preoccupa di più non è la difficoltà nel trovare Destino, quanto il fatto di essere l’unica a cercarlo. Conosce i protocolli di sicurezza del castello, dovrebbero essere presenti soldati e robot ad ogni angolo.
-Ferma dove sei! – attira la sua attenzione una voce femminile, mentre una frusta di energia si avvolge attorno al suo braccio. Una persona normale sarebbe paralizzata dallo shock elettrico, ma gli impianti cibernetici di Lancer la proteggono.
Con tutto quello che è successo, si era onestamente dimenticata di Sasha Hammer. La ragazza è ricoperta di polvere ma non sembra essersi ferita...che fortuna sfacciata.
-Ascolta, non sono tua nemica. Non voglio farti del male.
-Dammi qualche spiegazione di cosa sta succedendo o giuro che ti faccio a fettine!
-Calmati, posso spiegare tutto.
-...allora?
-A dire la verità, non posso. Trasporto.
Lancer si lancia contro Sasha, che si prepara ad uno scontro. Invece l’araldo di Destino si limita a stringersi a lei, e le due donne svaniscono con un teletrasporto.
Centro di comando dell’Esercito Reale di Latveria
Indigo Eshun si aspettava di meglio. La donna vestita in abiti maschili sorseggia il the servito da un Doombot, osservando la griglia difensiva mostrata sullo schermo olografico.
-Ho visto computer quantistici con più potenza di calcolo di questi ferrivecchi; non userei programmi del genere per dar da mangiare ai miei pesci virtuali, figuriamoci per gestire un’intera nazione. Speravo in qualcosa di più eccitante.
Lancer e Sasha si teletrasportano proprio ora nel centro di comando. La seconda lascia da parte ogni precauzione e rende le proprie fruste energetiche incandescenti; mentre la prima è sufficientemente agile da evitare il primo colpo, lo stesso non si può dire della strumentazione.
-Hey, voi due! Datevi una calmata, questi sono reperti preistorici inestimabili! – protesta Indigo, facendo cenno al Doombot di occuparsi della faccenda. L’innesto cibernetico nella testa di Indigo trasmette le necessarie istruzioni al primitivo cervello elettronico.
Lancer è il suo primo bersaglio, ed anche se la donna è abbastanza rapida da impedire il colpo non può evitare che questo abbatta una delle pareti.
-Ora ci credi che siamo dalla stessa parte!? – chiede a Sasha.
-No. Ma mi piace uccidere gli uomini in armatura – risponde la ragazza, che ha approfittato del poco interesse del robot nei suoi confronti per intrappolarlo nella propria frusta energetica; quest’ultima diventa incandescente, al punto da ridurre a brandelli il Doombot.
-Hm. Non so perché gli FQ si diano tanti problemi per questi cosi.
-Quello non era un modello da combattimento. Per riscrivere la programmazione degli altri ci è voluto un po’ più di tempo – rivela Indigo Eshun.
Non è necessario chiedere a quali “altri” si riferisca, dato l’arrivo di una dozzina di Doombot. Una rapida scansione ne conferma il modello di serie, anche se esternamente indistinguibili dagli altri.
-Combattimento superumano multiplo – mormora Lancer, sbiancando in volto.
-Dovrebbe dirmi qualcosa? Che facciamo? – chiede Sasha.
-Doombot anti-supergruppo. Ci arrendiamo.
In un’altra ala del Castello
Considerata l’onnipresenza dei Doombot nel castello, la visione di più Dottor Destino è la norma. Questa è la prima volta in cui uno di loro viene trascinato per il mantello da un altro, dato che la mancanza di rispetto verso chiunque indossi l’armatura reale è un crimine severamente punito.
Anche per questo motivo, è il Destino del futuro a trascinare dietro di sé il proprio io passato: non potrebbe mai delegare un’azione simile ad un robot.
-Puoi smetterla sia di fingere di aver perso i sensi che di cercare di scambiare le nostre menti. Il mio cervello non è un buon posto dove stare e dovresti saperlo bene – dice il Destino del futuro.
-Non ne ho più bisogno. Ho compreso il punto debole del tuo piano – risponde il Destino del presente, immobilizzato all’interno della propria armatura.
Destino sa benissimo che mantenere in vita il proprio io più giovane è un azzardo, ma è essenziale per il suo piano. Sa anche che non dovrebbe ascoltarlo: ogni sua parola è sempre un piccolo passo verso un qualche tipo di trappola. Ma a prescindere dall’anno in cui si trova, Destino è sempre Destino: non può lasciarsi sfuggire l’occasione di dimostrarsi più intelligente, anche di se stesso.
-E quale sarebbe? La mia tecnologia è superiore. La mia esperienza è superiore. I tuoi servitori ora sono i miei servitori. Ho una contromisura per qualsiasi tuo attacco.
-Precisamente – risponde il Destino del presente, attivando l’Espansore Molecolare all’interno del guanto. Le particelle di polvere nell’aria sono istantaneamente ingrandite, con l’effetto di scagliare diverse tonnellate di roccia contro il Destino del 2099.
O meglio attraverso di lui, dato che la sua armatura lo rende improvvisamente intangibile.
-Esattamente quello che volevo... cosa?
Il Destino del presente dovrebbe essere dall’altra parte del cumulo di rocce che il Destino del futuro attraversa come se non esistessero, ma invece è completamente sparito.
-Interessante. Avevo previsto che potessi riattivare qualche arma secondaria, ma non che avresti potuto accedere da remoto al mio Induttore di Intangibilità. Avevi previsto che lo avrei utilizzato in risposta all’Espansore Molecolare. Ma tu avevi previsto che potessi rintracciarti anche in forma incorporea?
Il dittatore del futuro passa attraverso il pavimento, così come ha fatto la sua incarnazione passata.
Ad attenderlo c’è il Dottor Destino...più di uno. Ma non si trova davanti a dei Doombot: non c’è nessuno all’interno delle armature che ha di fronte a sé. E non sono normali armature: sono costruite dai materiali più diversi, dal promezio all’oricalco, dall’uru alle ossa di drago.
-Sì, lo avevi previsto. Mi hai condotto nell’Armeria Mistica, azzerando il mio vantaggio tecnologico. Destino è davvero un genio.
Diversi piani più sotto, il Dottor Destino del presente si libera degli strati esterni dell’armatura maggiormente danneggiati ed analizza la situazione.
Il vantaggio tecnologico del suo avversario è impressionante: nessuno dei sistemi del castello riconosce i suoi comandi da remoto, e tutti i sistemi difensivi dell’armatura sono irreparabilmente danneggiati. Inizia subito a lavorare sui rottami, inventando sul momento un dispositivo per richiamare a sé una delle varie armature di riserva che conserva in sacche spaziotemporali dedicate, quando sente la pressione di una lama sul collo.
-Non fare una singola mossa – minaccia la voce di una donna.
Di qualunque materiale sia fatto il coltello che impugna, è riuscito a tagliare l’armatura come se non ci fosse nemmeno. Destino non si muove, riconoscendo che l’avversaria non gli ha lasciato il benché minimo spazio di manovra.
-Sei un’assassina capace. Se non dovessi ucciderti ti assumerei all’istante, donna.
-Chiamami Sharp Blue. E credimi, neanche tu puoi permetterti i servigi della Gilda degli Assassini.
-Ci sono anime che non si comprano con i soldi. Nemmeno la tua, suppongo, dato che non hai ancora portato a termine il tuo contratto uccidendomi.
-Destino non mi paga per ucciderti. Solo per assicurarmi che lui abbia questo privilegio.
-E questo è sufficiente a saziare l’anima di un’artista come te?
-Mi ha anche ordinato di non starti a sentire. Si dice che tu le tue parole abbiano causato più vittime della tua armatura.
-Tu obbedisci sempre agli ordini, Sharp Blue? Il tuo padrone non ha previsto la mia ultima mossa, di conseguenza è improbabile che la tua presenza qui faccia parte del suo piano. Credo che tu abbia invece disubbidito agli ordini e che questo assalto sia una tua iniziativa.
-Hai ragione. Destino ha assoldato la migliore assassina del 2099 non per uccidere qualcuno, ma perché garantisse a lui la preda migliore. Ho accettato solamente per scoprire che tipo di persona volesse assassinare.
-Ed ora scoprirai che tipo di assassina sei, Sharp Blue. Seguirai la via del denaro o dell’onore?
Passano diversi secondi di silenzio, durante i quali la mente di Destino non cessa di elaborare possibili scenari di fuga. Ma la pressione della lama sulla sua gola cessa; Sharp Blue lascia la presa, e si inginocchia di fronte a Destino porgendo il coltello in segno di resa.
-La mia anima non si compra con i soldi. Provengo da un tempo che non conosce onore: dammi un destino migliore, e la mia lama sarà al tuo servizio.
Sala del trono
La voluminosa porta che conduce al simbolo della monarchia latveriana si arrugginisce e si deforma; il tempo attorno ad essa invecchia di migliaia di anni al secondo, e non è necessario molto tempo perché crolli rumorosamente sotto l’implacabile avanzamento degli anni.
In mezzo alla polvere, Morfina Sommers si accende una sigaretta per commemorare la vittoria.
-Lo sai che non ce n’era bisogno, vero? Era aperta – lo redarguisce Lucia Von Bardas.
La donna trasporta un voluminoso dispositivo dall’aspetto di un globo metallico: il Fulcro Fatale.
L’unico motivo per cui un lavoro così umile è stato assegnato al Primo Ministro di Latveria è che il potere mutante di Sommers di accelerare il tempo potrebbe innescare il Fulcro prima del dovuto.
-Dovevo sgranchirmi un po’. I Doombot non sono durati neanche un milione di... e tu chi razzo sei?
C’è qualcun altro di fianco al trono, e la sua presenza sorprende anche Lucia. Un essere dalle origini chiaramente non umane, talmente alto da sfiorare il soffitto con il cranio calvo.
Il potere di Morfina Sommers si abbatte su di lui, ma l’intruso non sembra neanche accorgersi di essere tecnicamente più vecchi di centomila anni.
-Lascia perdere, Sommers. Potresti attaccarlo per tutto il giorno senza torcergli un... senza fargli del male. E non hai nulla da temere da lui.
-Conosci questo tipo?
-Destino me ne ha parlato. Che cosa ci fai qui, Uatu?
L’Osservatore non risponde. Non rivolge neanche lo sguardo alla donna, che spiega a Sommers:
-La sua presenza significa che oggi accadrà qualcosa di importante su scala cosmica.
-Alieni. Valli a capire – si lamenta il mutante, gettando la sigaretta addosso al gigante calvo.
L’Osservatore non reagisce.
Centro di comando dell’Esercito Reale di Latveria
I Doombot hanno ammanettato Lancer e Sasha, bloccando i loro poteri tecnologici. Indigo Eshun resta comunque a debita distanza: al di fuori del cyberspazio non è una combattente, e non c’è motivo di rischiare la vita con la guardia personale di Destino.
-Si può sapere che cosa volete? – chiede Lancer, sperando che Indigo condivida la passione di Destino per i monologhi.
-No – risponde invece la donna, concentrandosi sul proprio tablet olografico.
-Questa è colpa tua. Non avremmo dovuto arrenderci – si lamenta Sasha.
-Volevi davvero combattere dei Doombot pensati per gestire un intero super-gruppo?
-Potevamo farcela – risponde Sasha. Lancer non sa se ammirare la sicurezza di sé della ragazza o se compatire le sue manie di grandezza.
Sharp Blue arriva in questo momento. I Doombot ignorano la donna dai capelli d’argento, che si dirige direttamente verso Indigo Eshun.
-Cambio di programma. Trasferisci il controllo dei robot a Destino.
-Non rispondo a te. Perché Destino non mi ha contattata direttamente?
-Non è una richiesta. Per favore, Indigo.
-Preferisco richiedere conferma degli ordini a Destino – risponde Indigo Eshun. Il suo cervello è collegato direttamente al sistema di comunicazioni, quindi non ha bisogno di muovere un muscolo per contattare Destino. Distoglie gli occhi da Sharp Blue prima di parlare, però: un retaggio involontario della sua natura di essere di carne ed ossa.
E’ il suo ultimo errore, perché nel tempo che impiega a muovere gli occhi Sharp Blue estrae il coltello e lo conficca nella testa di Indigo Eshun, recidendo il collegamento ed uccidendola.
Sasha Hammer urla, mentre Sharp Blue si limita a recuperare il coltello dal cadavere commentando:
-Peccato. Mi piacevi, Indigo, ma non eri portata per questo lavoro.
-Ucciderai anche noi, adesso? – le chiede Lancer; anche se non si è lasciata andare come Sasha, non è meno preoccupata di lei per la loro situazione. Non ha potuto evitare di notare che i Doombot non hanno mosso un dito contro l’assassina della loro ultima padrona.
-Non uccido mai nessuno gratis – risponde Sharp Blue, inserendo un dispositivo nella ferita della vittima. Il Dottor Destino arriva in questo momento, accolto dai Doombot con un inchino collettivo.
-Si può sapere che cosa sta succedendo!? – protesta Sasha.
-Lei è libera di andarsene quando meglio crede, signorina Hammer – le risponde Destino, spezzando le manette della ragazza con una mano sola.
-Avrei anch’io la sua stessa domanda – le fa eco Lancer. Destino lascia che sia uno dei Doombot a liberarla, mentre il tiranno si dirige verso il centro di comando.
Per farlo passa sopra al cadavere di Indigo Eshun. Se Destino prova il benché minimo rimorso per aver ordinato la sua uccisione a sangue freddo, di certo non lo da a vedere.
-Destino sta vincendo, Lancer. Quale altro esito era possibile?
L’Armeria Mistica
I resti delle armature magiche giacciono ai piedi di Destino. La sua armatura dovrebbe essere indistruttibile, più resistente dell’adamantio e più versatile del vibranio, ma le regole della scienza del 2099 non si applicano a tutte le dimensioni mistiche esistenti.
I naniti nel suo sangue hanno già guarito ogni singola ferita, ma serviranno giorni per poter curare completamente i danni dell’armatura.
-Non importa, Destino ha sempre un piano di riserva. Attivare armatura di backup.
In un lampo di luce, l’armatura presidenziale lascia il posto ad un modello meno sofisticato, con numerose punte acuminate sulle braccia e sul corpetto. Destino aggiusta mantello e cappuccio blu, attivando l’induttore di fase per passare attraverso le mura del castello come un fantasma.
Sala del trono
I robot hanno completato le modifiche al Fulcro Fatale, che ora è perfettamente integrato con il trono di Latveria. Lucia Von Bardas provvede agli ultimi aggiustamenti: la sua preparazione scientifica non è neanche lontanamente paragonabile a quella di Destino, ma le sue istruzioni sono state precise come sempre.
L’attenzione di Morfina Sommers è però più concentrata sull’Osservatore che sulla missione. Il gigante alieno resta immobile, lo sguardo perso nel vuoto, come se la loro presenza non fosse minimamente importante ai suoi occhi.
-Non mi piace. C’è troppa calma in questo castello – si lamenta il mutante.
-Abbiamo il controllo delle difese interne. Questa è l’installazione più sicura del pianeta – lo rassicura Lucia, estraendo una penna dorata da un taschino del tailleur.
-Se è così come ha fatto questo razzo di alieno a entrare? Puzza di tranello, meglio chiedere a Indigo un aggiornamento tattico.
-Non puoi. Ho bloccato le comunicazioni cinque minuti fa – rivela Lucia, premendo un pulsante sulla penna. Ne fuoriesce una piccola lama al plasma, che la donna conficca con forza nella schiena di Morfina Sommers.
-Sono un Primo Ministro. Sopprimere le informazioni fa parte del mio lavoro – spiega Lucia Von Bardas, la cui voce è coperta delle imprecazioni di Morfina Sommers.
Il mutante ha ancora abbastanza forza da alzare una mano, pronto a scatenare il suo potere riducendola ad un mucchio di polvere, quando un coltello di pura energia si conficca nel suo cervello.
Lucia non ha il tempo di riprendersi dalla sorpresa: Sharp Blue l’attacca alle spalle, stringendole il polso con forza sufficiente a far cadere a terra la sua arma e bloccandola in una stretta particolarmente dolorosa. Lancer non è molto lontana, e dopo essersi assicurata di aver ucciso Morfina Sommers prepara un’altra lama al plasma per mettere fine alla vita del Primo Ministro.
-Ferme – ordina il Dottor Destino. Si prende tutto il tempo del mondo per attraversare la Sala del Trono, o almeno così sembra a Lucia.
-Lord Destino, posso spiegare – dice la donna. Nonostante il tentativo di sembrare in controllo della situazione, c’è un sacro terrore nella sua voce. Destino non si cura di lei, scrutando invece l’Osservatore. L’alieno ha ancora lo sguardo perso nel vuoto.
-Uatu. Immagino che, come sempre, tu non abbia la spina dorsale per intervenire.
L’Osservatore non risponde.
-Sharp Blue, cava un occhio alla signorina Von Bardas per ogni menzogna che dirà.
-Con piacere – reagisce l’assassina, avvicinando il coltello al volto del ministro.
-Tutto ciò che ho fatto è stato nel nome di Destino! La mia lealtà non è mai venuta meno!
Il coltello si avvicina alla guancia sinistra, versando le prime gocce di sangue. Destino alza una mano per segnalare a Sharp Blue di fermarsi.
-Il mio doppio futuro. Che cosa vuole da me?
-Vuole cambiare il futuro. E possiede la tecnologia per farlo...tecnologia che deve appartenere al vero Destino, non a un demagogo che si affida agli altri!
-Destino non ha bisogno di nessuno. Vedi di ricordarlo, Von Bardas – la redarguisce Destino, segnalando a Sharp Blue di lasciarla andare. Lucia non aspetta ad allontanarsi dall’assassina, cercando al tempo stesso di fermare il sangue che continua a scendere dalla guancia.
-E adesso? Abbiamo il controllo del castello, ma manca un Destino all’appello – ricorda Lancer.
-Questa tecnologia è straordinaria. Destino è davvero un genio – si meraviglia Destino stesso, studiando le modifiche apportate al trono.
-E’ un peccato che non vi sia nessun altro al mondo capace di apprezzare la poetica complessità di una macchina capace di piegare il tempo stesso al volere di un uomo solo.
-Una affermazione esatta ed imprecisa al tempo stesso – gli fa eco un’altra voce, distinguibile solo per la diversa frequenza dell’altoparlante nel casco.
Lancer e Sharp Blue non hanno bisogno di ricevere ordini prima di reagire. Scattano immediatamente ad attaccare il Destino del 2099, i cui occhi sono completamente nascosti dalle lenti rosse del casco.
Lancer conficca le lame di energia nel petto di Destino, ma l’armatura ne assorbe ogni goccia come se non aspettasse altro. Lancer cerca di usare i propri riflessi super-umani per allontanarsi, ma i naniti nel sistema nervoso centrale di questo Destino gli consentono un tempo di reazione superiore a quanto previsto dalla donna. Quando Destino l’afferra per i polsi, migliaia di scintille fuoriescono dalla pelle di Lancer mentre gli impianti cibernetici falliscono uno dopo l’altro.
-Avrai la tua utilità un giorno. Non è ancora arrivato il momento di ucciderti – concede Destino, attivando i sistemi d’arma mentre ancora le stringe i polsi. Due scariche energetiche recidono le braccia di Lancer all’altezza dei gomiti.
Lancer urla di dolore come mai nella sua vita, perdendo sangue e scintille. Destino resta impassibile a guardarla, la sua espressione completamente nascosta dalla maschera. Si lascia scappare una reazione solo quando Sharp Blue conficca la propria lama nella sua schiena, ma i naniti sopprimono automaticamente gran parte del dolore.
-Il tuo futuro, invece, è morto da tempo – dice Destino a Sharp Blue, voltandosi per lanciare altre due scariche energetiche. A testimonianza dell’addestramento della Gilda degli Assassini, Sharp Blue riesce a schivare la prima. La seconda le vaporizza la testa.
Il Dottor Destino ha osservato lo scontro con pazienza. Il suo araldo è a terra sanguinante, menomata e impotente. La sua assassina è un corpo senza testa le cui cervella imbrattano preziosi tendaggi del diciassettesimo secolo. Ai suoi piedi c’è un mutante dai capelli verdi accoltellato alla schiena, alle sue spalle un Primo Ministro in lacrime ed in evidente stato di shock, e di fronte a lui c’è Destino pronto a continuare una faida sanguinosa.
-Interessante – è tutto ciò che ha da dire Victor Von Doom.
-Sembrerebbe che le nostre capacità si equivalgano. Non sono rimasti che due re sulla scacchiera – commenta il Destino del futuro.
-Ti sbagli. Sei tu ad essere rimasto senza armi, mentre io ho ancora a disposizione l’intero arsenale di Latveria.
-No, sei tu che ti sbagli, Destino. Ho ancora un’arma a cui non puoi opporre alcuna resistenza.
-Il motivo della tua scomparsa dal campo di battaglia per così tanto tempo, suppongo. Hai approfittato della confusione per rubare una delle mie armi supreme?
-Per favore. Credi di avere a che fare con il Teschio Rosso? Non sono così prevedibile – risponde il Destino del futuro, estraendo qualcosa dalla cintura.
Sembra una sfera di vetro contenente un’immagine. Un busto di Destino.
-Una matrice oloempatica Shi’ar? – suggerisce il Destino del presente, non senza incertezza.
-Una versione più avanzata di mia creazione. Tutto ciò che fa di me Destino... le mie memorie, le mie esperienze, la mia tecnologia, la mia passione... tutto è stato registrato al suo interno.
-Un design eccellente. Ma cosa lo rende un’arma?
-Voglio che sia tu ad averlo – rivela il Destino del 2099, porgendo la matrice alla propria incarnazione più giovane.
Non capita spesso che il Dottor Destino resti senza parole, ma è appena avvenuto. Può avvertire l’eco psichica del proprio futuro: non ha alcun dubbio di avere nella sua mano altri cento anni di Destino. La sensazione è a dir poco inebriante per un uomo con il suo ego.
-Perché? – è la sua sola domanda.
-Hai già conquistato il mondo e lo farai di nuovo. E poi ancora e ancora. Per cento anni, questo è stato il tuo destino: raggiungere l’apice solo per ricominciare da capo perché non hai più sfide davanti a te. La mia arma migliore è la possibilità di spezzare questo cerchio infinito.
-Credi di potermi corrompere offrendomi la tecnologia del 2099? Ho ottenuto il potere assoluto in passato. Più volte, in effetti. Il potere assoluto non è all’altezza di Destino: dov’è la sfida se si ha il potere di vincere prima ancora che lo scontro abbia inizio?
-E quante persone dovranno soffrire e morire in attesa che tu trovi la sfida perfetta? Puoi rendere il mondo un paradiso oggi stesso, ma temi di estinguere il fuoco che è in te. Io ho visto il futuro, Destino: sarai dimenticato, inghiottito dalle crudeli sabbie della storia.
-Hai visto un futuro. Il 2099 dove hai vissuto è solo una possibilità.
-Non più. Attiva il Fulcro Fatale nel presente ed entrerà in sincronia con un altro modello nel futuro, creando un Doomlock: un’ancora temporale che ti permetterà di cambiare tutti i futuri.
-Distruggendo anche il tuo 2099. Distruggendo anche te.
-Connetti la tua mente alla matrice oloempatica ed io sarò te, Destino. Questa è la mia ultima mossa nella nostra guerra: concederti il colpo di grazia, perché la tua vittoria è la mia vittoria. Il tuo destino è ora il mio destino.
Il Destino del 2099 si inginocchia di fronte all’unico uomo verso cui può ammettere una simile deferenza: se stesso.
Il Dottor Destino siede sul trono, in una calma irreale. Nella mano sinistra stringe la matrice oloempatica, mentre la destra si avvicina ai comandi del Fulcro Fatale...ed esita.
Nessun nemico sulla sua strada. Nessuna resistenza. Niente che possa fermarlo.
-Aspetta.
La voce possente dell’Osservatore rimbomba nella sala del trono. Uatu non ha mosso un muscolo fin dal suo arrivo, ma ora si avvicina a Destino.
-Sii breve, Uatu. Destino ha poca pazienza per burocrati senz’anima come te.
-La tua mente è prodigiosa per gli standard umani, Victor Von Doom, ma devi riflettere sulle conseguenze di ciò che stai per mettere in moto. Stai per plasmare la vita di infinite linee temporali, infiniti mondi. Nemmeno gli dei si spingono a tanto.
-Ho conosciuto, combattuto ed ucciso dei, Uatu. Sono stato un dio, in più di una occasione. Nessuno di loro mi ha mai impressionato.
-Ognuno di noi ha il suo destino, Victor Von Doom. Il mio è osservare: possa tu scegliere il tuo.
-Ho già scelto molto tempo fa.
La mano del Dottor Destino scende sui comandi del Fulcro Fatale. Il Doomlock è attivo.
Per un interminabile attimo che non esiste, il tempo stesso trema. Il presente ed il futuro iniziano a vibrare all’unisono, gettando nello scompiglio le leggi della realtà.
Il Dottor Destino stringe in mano la conoscenza necessaria per conquistare il tempo stesso e riplasmare il futuro come desidera.
-Ho scelto...di essere il padrone del mio destino.
La mano si stringe, spezzando la matrice oloempatica in mille pezzi.
-NO!!! Che cosa stai facendo!? – protesta il Destino del 2099.
-Ciò che solo Destino può fare: combattere se stesso ed uscirne trionfante.
-Maledetto egocentrico doppiogiochista!
L’insulto della versione futura è accompagnato da una scarica energetica, che svanisce nel tempo ben prima di raggiungere il trono.
-La vittoria è priva di significato se non è guadagnata. Sei diventato debole negli anni, attribuendo più importanza alla plebe ignorante che al tuo glorioso destino. Ti giudico indegno di essere Victor Von Doom, e per questo crimine può esserci una sola punizione adeguata.
L’armatura del Dottor Destino si collega all’energia temporale del Doomlock, scatenando un terremoto temporale la cui scala può essere ammirata solo dall’Osservatore.
Il corpo del Destino del 2099 diventa sempre più trasparente, così come i cadaveri di Morfina Sommers e di Sharp Blue.
-Il tuo ego è così grande da non permetterti di accettare che qualcun altro ti regali la vittoria suprema...nemmeno se si tratta di te stesso – realizza l’uomo, ormai poco più di un fantasma sul procinto di sparire per sempre tra le nebbie del tempo. Nonostante disprezzi la propria controparte, il Dottor Destino del presente non può fare a meno di provare un senso di melanconica.
-Costruisci un futuro migliore – sono le ultime parole del Destino 2099, prima di svanire.
-Non ho mai desiderato altro in vita mia – risponde Destino, spegnendo il Doomlock.
O meglio, disattivando l’alimentazione. Il Doomlock è ancora attivo.
-Che diavoleria è mai questa!?
-Ti avevo avvisato. Ma come sempre, il suono della tua stessa voce sopprime ogni aiuto.
-Non parlarmi per enigmi, Uatu! Perché il Doomlock è ancora attivo? Sei tu ad alimentarlo?
-Io non ho interferito con il corso degli eventi. Distruggendo la linea temporale da cui proveniva il tuo alter ego, hai creato un vuoto temporale...che ora si sta riparando.
-Bah! Cosa importa a Destino se questo infernale Doomlock è ancora attivo? Se il futuro non è più incerto e frammentato come prima, la mia conquista sarà solo più... No! Non è possibile!
I sensori dell’armatura confermano i dati riportati dal Fulcro Fatale: una quantità immensa di energia temporale si sta riversando sul presente.
-Questo non sarebbe dovuto succedere! Avevo previsto ogni eventualità!
-La tua conoscenza del tempo è imperfetta, Victor Von Doom. C’era un motivo per cui il tuo io futuro ha attivato il Doomlock in due periodi temporali diversi. Ora che ne hai distrutto uno, il peso temporale di tutti gli altri futuri limitrofi si abbatterà su questa terra.
-Causando una reazione a catena che distruggerà non solo questa linea temporale, ma anche quelle più vicine. Un procedimento in espansione esponenziale che potrebbe distruggere la realtà – realizza il Dottor Destino. Il suo primo istinto è di afferrare con forza la tunica dell’Osservatore e di trascinarlo verso di sé:
-Destino ti ordina di fermarlo, o ti caverà gli occhi con le sue stesse mani!!!
-Un’azione del genere va ben oltre le mie capacità. Nello scegliere il tuo destino, Victor Von Doom, hai condannato il tempo stesso ad una morte atroce.
-Oltre le TUE capacità, forse. Ma io sono Destino.
Con queste parole Destino apre uno dei pannelli di controllo dell’armatura, all’altezza del polso, ed inizia a lavorare alacremente mentre spiega a voce alta:
-In passato ho costruito macchine capaci di assorbire il potere cosmico. Questa armatura ne include una versione semplificata; posso modificarla per assorbire energia temporale.
-Il peso di una intera linea temporale non può essere contenuto da una semplice armatura.
-Non ho bisogno di assorbirla tutta, quanto basta per bloccare l’effetto a cascata quadridimensionale prima che sia irreversibile.
Il Dottor Destino si siede sul trono che è suo per diritto di conquista, così come sta per diventare il tempo stesso. Può avvertire il peso del futuro abbattersi sull’armatura; un peso che farebbe crollare chiunque altro, ma lui è Destino.
Al centro del vortice temporale che è appena diventato il punto di convergenza per infiniti futuri possibili, il Dottor Destino pronuncia le sue ultime parole:
-Destino muore... perché Destino possa vivere.
L’esplosione temporale è così potente che persino l’Osservatore deve distogliere lo sguardo.
Quanto i suoi occhi si posano nuovamente sul trono di Latveria, tutto ciò che è rimasto del tiranno è un mantello bruciato.
Oltre all’alieno sono rimasti solo altri due esseri viventi ad osservare la scena. Lancer si rialza a fatica, ancora sotto shock per l’amputazione delle braccia anche se la perdita di sangue ed energia è stata rapidamente bloccata dalla sua natura cibernetica.
Anche Lucia Von Bardas ha assistito all’esplosione. La ferita sulla sua guancia lascerà una vistosa cicatrice, ma non quanto l’essersi trovata in mezzo allo scontro tra due Destino.
-Che cosa è successo? Dov’è Destino? – è comunque la sua prima domanda.
-A questo nemmeno io so rispondere. Il mio sguardo arriva in mille dimensioni, ma non posso più vedere Victor Von Doom – risponde Uatu l’Osservatore.
CONTINUA
Nel prossimo numero: il
Dottor Destino è scomparso. Chi governerà Latveria in
sua assenza?